AnedDodo

Carletto il principe dei Mostri…sacri

Giovedì 28 settembre. Ore 22.00, minuto più, minuto meno.

“Oh, ma non hai scritto ancora niente su Ancelotti? Domani voglio leggere qualcosa!”

Un mese prima, giorno più, giorno meno. In un bar di Roma, zona EUR.

“Ma che Ancelotti è ‘n grande allenatore!? (provo a scrivere il dialetto romano ma faccio fatica, riesco a scrivere molto meglio il napoletano. Chiedo venia). Nun sa allena’…è solo fortunato! Come quell’altro Capello, che l’hanno cacciato a caRci nel culo pure in Inghilterra…”. Mi sanguinano le orecchie. Inorridisco. Vorrei urlare “ABORROOO” alla Mughini ma preferisco mordermi il labbro. Mi trattengo per non rispondere, cosa che devo fare per ovvi motivi. Dalle nostre parti ci hanno insegnato che “O Paes’ è ‘ddo paisan’”, ergo meglio astenersi. Gioco la “bolletta” e scappo riuscendo a sentire un ultimo “Semplici è bravo…quello sì che è n’allenatore”. Capello e Ancelotti buttati giù dalla torre, Semplici no. Altro che Semplici, complicato. Complicatissimo!

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Il Bayern ha esonerato Ancelotti e ancora non ho scritto niente. In effetti non ho avuto tempo per soffermarmi e scrivere. Facciamolo ora. Ancelotti esonerato. Carletto esonerato. Mah. “Ancelotti” ed “esonero” non dovrebbero mai andare nella stessa frase. Eppure è così. E non è la prima volta…

Di recente Carletto era stato sollevato dall’incarico dal Real Madrid alla fine del 2015. Nel biennio dal 2013 ha conquistato una Champions League, una Supercoppa Europea, un Mondiale per Club e una Coppa di Spagna. Mica male in due anni. Il 95% dei tecnici tali trofei non li vince in una carriera intera. Il fiore all’occhiello è sicuramente la Decima CL. Il maledetto tabù che ha consumato i madridisti per anni. Un sortilegio che in tanti hanno provato a spezzare senza riuscirci (Mourinho per fare un nome su tutti). Poi, Sor Carlo, la stagione scorsa è tornato in panchina, al Bayern Monaco. In un anno e uno scorcio ha fatto in tempo a vincere una Bundesliga e due Supercoppe tedesche. Al di là di ciò che ha vinto, una domanda mi sorge spontanea: come si fa ad esonerare Ancelotti?

Ancelotti probabilmente è la fusione perfetta tra il bel gioco e la concretezza, tra il possesso palla e la verticalizzazione. In una scala ipotetica tra il Tiki Taka e il catenaccio Ancelotti si troverebbe a metà (anzi riflettendoci bene, più spostato verso il primo). Carlo rappresenta il prototipo dell’allenatore perfetto, colui che predilige i giocatori al modulo, il materiale alla filosofia di gioco. Premesso che si possono apprezzare tutte le filosofie calcistiche, che si può essere al contempo Mazzarriani e Benitezziani (gli amici interisti storceranno il naso, lo so, ma da queste parti abbiamo un altro punto di vista), Mourinhani e Guardioliani, Simoniani e Sarristi etc etc…beh, Ancelotti permette di non schierarsi, di non fare una scelta. Semplicemente perché il suo calcio è il migliore da applicare con il materiale a sua disposizione. L’unico marchio di fabbrica è il bel gioco in generale, la sobrietà delle sue squadre in campo e dei suoi modi fuori e…il sopracciglio alzato. Unico. Il suo tratto distintivo.

Ad ogni modo, per tutto ciò che vi ho detto prima, per la sua capacità di gestione dei rapporti senza usare aggressività o eccessi, sarà perchè ancora oggi porto nel cuore e nell’anima il suo Milan, i termini “Ancelotti” ed “esonero”, nella stessa frase, restano una blasfemia. Fonti dalla Germania fanno sapere che il rapporto tra il tecnico di Reggiolo e i calciatori era ormai ai minimi termini. Se davvero fosse così, allora lo capirei. Se la squadra non ti segue, è meglio chiudere, anche se ti chiami Ancelotti.

Due postille:
1. Il Milan di Ancelotti non lo cambierei con nessun altra squadra al Mondo. Nessuna.
2. L’eresia di fondo del mandar via Ancelotti resta sempre. A prescindere.

Oggi pomeriggio. Ore 18:00, minuto più, minuto meno.
“Alla fine hai scritto di Ancelotti”. “Sì. Ti è piaciuto?”. “Ancora lo devo leggere. Dopo ti faccio sapere. E comunque, hanno fatto bene a cacciarlo…”. Eppure quel bar è lontano più di 200km…

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