Attualità

La morte del centravanti

Nel calcio moderno sono quasi spariti. Non ce ne sono quasi più. L’evoluzione del gioco, animata dalla volontà di non dare punti di riferimento, ne è stata la causa scatenante. Concetto in linea con l’idea di calcio totale nata con l’Arancia Meccanica di Cruijff negli anni ‘70, passando per il Milan di Sacchi, fino ad arrivare alla sua espressione moderna: il Barcellona di Guardiola. Quel seme trapiantato dal compianto Johan in terra catalana, raccolto e coltivato da Pep. Un’idea che in Italia abbiamo visto di recente, grazie al Napoli di Sarri. L’esigenza di non voler dare alcun punto di riferimento. Un calcio meno fisso, più fluido. E la domanda diventa inevitabile: dove sono finiti i centravanti di una volta?
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Il 4-3-3 come base da cui partire, con il concetto di attaccante centrale che negli anni si è allargato, ampliato, disteso, perdendo i canoni abituali dell’ariete, del bomber di razza. Di quello che “la butta dentro e basta”. Vallo a spiegare a Pippo Inzaghi e Trezeguet. ‘Na parola. Oggi viene criticato un giocatore del calibro di Icardi -uno dei migliori attaccanti del Mondo- perchè l’attaccante moderno, come canta Caparezza, non se lo può permettere. Deve giocare con e per la squadra. Deve saper difendere la palla, aprire il gioco, creare spazi per i compagni, far salire la squadra, fare il regista offensivo. Un po’ di tutto. Senza risparmiarsi. E se sa segnare di destro e di sinistro, colpire di testa e andarsene via in dribbling, tanto meglio. Qualche anno fa mi avreste dato del pazzo, oggi no. Non è un’esagerazione. Di esempi ne abbiamo tanti. Via i furbi alla Pablito, dentro Lewandowski, Higuain, Suarez etc. etc. Non ci sono più i punteri di una volta. Il ‘nueve’ è diventato ‘falso’, un’altra delle tante cose che sono e stanno cambiando nel calcio moderno. Per Guardiola la punta centrale è addirittura uno spazio. Neanche più una persona fisica. D’altronde, nella sua utopia di calcio, la perfezione sarebbe schierare dieci centrocampisti ed un portiere. Per quanto sia un estimatore del Guardiolismo, beh, forse sarebbe un po’ troppo. E ne ho viste di partite con Fabregas centravanti…ehm, volevo dire ‘falso nueve’, pardon.

4-3-3, 4-2-3-1, 4-3-2-1, in tanti scelgono di giocare con una sola punta, purchè essa sappia fare tutto ciò di cui abbiamo parlato poc’anzi. Un po’ attaccante, un po’ regista, un po’ seconda punta, un po’ esterno offensivo. Una profonda spersonalizzazione del ruolo, priva di caratteristiche definite. Come i terzini che devono saper attaccare e difendere,  il centrocampista che ha l’obbligo di darci di spada e di fioretto, interdire e costruire, di essere utile nelle “due fasi”, e potrei continuare ancora ed ancora con i paroloni che oramai si son fatti strada nel calcio di oggi; il nuovo che avanza, anche nel linguaggio. Ma è semplicemente l’evoluzione naturale dello sport e degli atleti che ne fanno parte. La velocità aumenta, la cura maniacale della parte atletica pure, in maniera direttamente proporzionale alle poliedricità dei singoli. Ruoli non ruoli, un po’ come nel basket NBA in cui vedi il centro fare il play e viceversa. E lo sport che cambia, la modernità che prende il sopravvento.

E lo possiamo pure accettare. Tuttavia, sul centravanti, la metamorfosi la soffriamo di più. Sarà per il romanticismo della figura in sé, sarà perché da bambini sognavamo di poterlo fare anche noi. Tutti l’abbiamo fatto, almeno una volta nella vita; la “casarella” in attacco, come dicono dalle mie parti, davanti al portiere avversario; fermi lì, ad aspettare una palla che passava da poter buttare dentro. Oppure perché ci siamo innamorati di questo sport guardando attaccanti come Paolo Rossi o Pippo Inzaghi, piccoletti che grazie al fiuto e all’astuzia la facevano sotto il naso di giganti della difesa. Od ancora perché ci piaceva guardare quei ‘pennelloni’ come Koller e Luca Toni, magari non i più belli da vedere, senza piedi da ricordare, ma che la porta la vedevano eccome.

Adesso ci sono dei mix esplosivi che -per carità- ci mostrano delle giocate magnifiche. Ma vuoi mettere il romanticismo che ti dava Pippo Inzaghi quando segnava?  

Tuttavia è solo l’evoluzione naturale della specie. Nella vita tutto cambia, anche il calcio. Come me, che quando ho iniziato a scrivere questo articolo, riflessione o chiamatela come diavolo vi pare, volevo parlarvi delle coppie goal (vabbè, lo faremo un’altra volta), invece sono finito per parlarvi del centravanti. Anzi, della sua estinzione. Oggi, il bomber vecchio stampo non esiste più. Chiamatelo “centravanti moderno”. E a Superpippo, diteglielo voi. E pure a Icardi.

E anche Wanda, già che ci siete.

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