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Rocky, “Il Lato Positivo” e gli underdog. La linea di Scrimmage di Philadelphia, tra finzione e realtà

L’ho visto, in TV. Non riuscivo a crederci. Pensavo di avere le traveggole. Bradley Cooper è lì, in piedi, di fianco al Presidente dei Philadelphia Eagles (e ad Irina Shayk, giusto per la cronaca). È lì che urla, esulta e sbraita, alza gli occhi al cielo. Soffre insieme alla squadra. Se non avessi la certezza di star guardando il SuperBowl penserei ad un’interferenza con una scena de “Il Lato Positivo”. Si tratta del noto attore di Hollywood o del suo alter ego Patrick “Pat” Solitano JR? In effetto, ci si può confondere.

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L’edizione numero 52 del SuperBowl ha messo di fronte i Philadelphia Eagles contro una delle franchigie che ha fatto la storia della NFL: i New England Patriots del totem Tom Brady, uno dei quarterback più forti e vincenti di sempre. La compagine di Philly, al contrario, si è presentata solo due volte al SuperBowl nella sua vita sportiva, perdendoli entrambi (di cui uno, nel 2005, proprio contro i Patriots). La classica sfida tra Davide e Golia, tra i campioni storici e l’underdog.

La stampa nazionale ha affibbiato subito l’appellativo di “underdog”, di sfavorita, e i tifosi delle Aquile hanno pensato bene di aggiungere della mostarda. Per esorcizzare i fantasmi di un film che sembrava già visto, hanno cominciato ad indossare maschere da cani. “Ci dicono che siamo gli underdog? E allora facciamo gli vedere chi sono i cani!” asserivano con tono minaccioso alcuni tifosi in maglia Eagles prima dell’evento sportivo più seguito sul pianeta.

Difficile dare torto a quel titolo però. La stagione dei ragazzi di Doug Pederson infatti, sembra davvero uscita dalla penna di uno sceneggiatore di Hollywood. Philly è arrivata al gran ballo finale grazie alla direzione di Nick Foles, quarterback di riserva, dopo esser stata guidata saggiamente dalle mani del titolare Carson Wentz per gran parte della stagione regolare, prima che il grave infortunio (rottura del legamento crociato ndr) lo mettesse KO. Pareva essere la fine della favola ed invece era solo l’inizio della trama, più sorprendente di una pellicola cinematografica. Foles è arrivato al SuperBowl, contro i pronostici, con i gradi del più classico degli underdog. E dove poteva accadere se non a Philadelphia?

Da queste parti, gli underdog, sono di casa. Nella realtà, come nella finzione artistica. Oltre al già citato Pat JR, che da emarginato sociale cerca la sua rivincita (per chi non l’avesse visto, consigliamo di recuperarlo: “Il lato positivo” è davvero un gran bel film), c’è un altro personaggio che ha segnato la città dell’amore fraterno più di ogni altro: parliamo ovviamente del mito Rocky Balboa.

La creatura di Sylvester Stallone è figlia di questa città come se ci avesse vissuto realmente. La sua statua è meta di pellegrinaggio per turisti -e non- che passano per Philly. Chi più di Rocky, l’underdog per eccellenza, colui che dai bassifondi arriva a vincere il titolo di Campione dei Pesi Massimi, poteva rappresentare al meglio lo status con cui gli Eagles si presentavano di fronte ai pluridecorati Patriots. Il punto è che la saga di Rocky è frutto dell’immaginazione di Sly; qui invece parliamo di realtà, di una sfida sportiva vera, dal pronostico apparentemente scritto.

Eppure c’è una linea sottile che separa la fantasia dalla realtà. Una linea di scrimmage che non porta alla chiusura del down, bensì al limite tra illusione e vero, un confine dove finiscono i sogni ed inizia la realtà, dove le speranze incontrano i traguardi. E quella linea è stata superata a Minneapolis, allo U.S. Bank Stadium (dove in una dimensione parallela il Marshall di “How I met your mother” sognava di vedere i suoi Vikings giocarsi il “Vince Lombardi Trophy” nella loro casa. Perdonate il riferimento ad HIMYM ma non ho resistito), nella notte italiana tra domenica e lunedì. Nick Foles e i suoi, ispirati da Pat JR, da Rocky, da una città che tenta di rialzarsi essendo ai primi posti per povertà e criminalità nelle classifiche statunitensi, hanno superato la finzione, trasformando il sogno di Philadelphia in una fantastica realtà.

Bradley Cooper è affianco al Patron delle Aquile. Nick Foles in campo e ha giocato una partita sensazionale segnando anche un touchdown in ricezione, realizzando ciò che nessun quarterback aveva mai fatto nell’atto finale.

Se non l’avessimo visto davanti alla TV non ci avremmo creduto. Un finale che poteva essere scontato per un colossal di Hollywood, ma non per la realtà.

Mi chiedo cosa avrebbe detto Pat Senior (interpretato alla grande nel film da Robert De Niro), vedendo Pat JR in tribuna. Allora aveva ragione lui, quando diceva che il figlio portava fortuna alle Aquile…

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